Negli ultimi mesi, il diffondersi della pandemia di COVID-19 ha letteralmente investito le nostre vite, facendo crollare certezze, cambiando le nostre abitudini e generando una certa confusione in merito a tutto o quasi.
Se a gennaio e febbraio i consigli di prevenzione diffusi dai media facevano quasi sorridere ricordandoci frasi e abitudini scolpite nella nostra mente fin dall’infanzia, ci si è poi resi conti che questo virus subdolo può mettere in discussione pratiche di igiene comunemente condivise. Un ufficio, un negozio, una camera d'albergo, un salone di parrucchiere puliti potrebbero ancora rappresentare un luogo contaminato dal virus e mettere a repentaglio la sicurezza di chi ci lavora e dei clienti.
Hanno quindi iniziato a diffondersi consigli e direttive su come abbattere la carica batterica che resta sulle superfici e termini come igienizzare, disinfettare e sanitizzare hanno sostituito le classiche “pulizie” con il rischio però di confondere queste pratiche molto diverse tra loro e continuare a mettere a rischio la salute.
Scoprite, allora, la differenza tra questi termini.
Igienizzare, sanificare e disinfettare: cosa fare per combattere virus e batteri?
Questi tre termini sono molto diversi tra loro anche se hanno un tratto comune, ovvero indicano azioni volte a ridurre gli agenti contaminanti che possono nuocere alla salute. Proviamo ad analizzarli:
Igienizzare: rendere igienico, attività che implica l’utilizzo di mezzi e misure necessari a conservare o migliorare lo stato di salute degli individui
Sanificare: rendere sano, azione che prevede l'eliminazione di agenti tossico/nocivi, virus e batteri presenti sulle superfici e negli ambienti
Disinfettare: togliere l’infezione, operazione che prevede l’utilizzo di misure e prodotti che eliminano la causa microbiologica.
Solo in uno si parla esclusivamente di microorganismi, ma disinfettare non può prescindere da altre azioni che devono essere svolte precedentemente.
Per rendere più chiari questi concetti visualizziamoli con l’esperimento della farina, il nostro ipotetico virus.
L’esempio pratico della farina
Buttate una manciata di farina sul tavolo della cucina, toccatela e poi girate per casa senza lavarvi le mani, il risultato: farina ovunque!
Se dopo aver buttato la farina, pulite la superficie con spugna e sapone avrete una superficie “pulita” e sicuramente vi sentirete soddisfatti del vostro lavoro. In un solo passaggio, fatto con attenzione, eliminerete fino al 99,9% della farina. Questa è igienizzazione.
Dopo qualche tempo però, vedrete apparire sul tavolo degli antipatici aloni; certo, non porterete più in giro la farina, ma gli aloni…. dovrete ripassare la superficie per rimuovere lo 0,1% di farina rimasta che tornerà a fare capolino.
La possiamo eliminare definitivamente con un ulteriore passaggio con spugna, o bruciandola con una fiamma, facendola diventare polvere.
Questa operazione è la sanificazione. Avrete prima eliminato la maggior parte della farina per via fisica con una igienizzazione e poi per via chimica con una combustione (disinfezione).
Se invece non avete voglia di usare la spugna, potreste disinfettare ovvero agire direttamente con il lanciafiamme (il disinfettante), ma dovrete farlo con attenzione e con i tempi giusti perchè potreste bruciare solo la superficie esterna della farina e scoprire che sotto i cumuli, c’è ancora della farina bianca.
Sanificazione: l’obiettivo da raggiungere
Dall’esempio pratico esposto sopra è facile dedurre che la sanificazione è la pratica di pulizia più sicura per l’uomo.
Sicuramente è più impegnativa dell’igienizzazione in quanto prevede un passaggio in più di rimozione del residuo di carica batterica ma è anche l’unica pratica che elimina il rischio di contagio da contatto con superfici infette e riduce il quantitativo di disinfettanti chimici che vanno nell’ambiente.
Cosa usare per sanificare un ambiente
Una volta stabilito cosa è necessario fare per sanificare una superficie o ambiente bisogna trovare i prodotti idonei e la Circolare 5443 chiarisce ogni dubbio dichiarando che la soluzione più pratica e sicura è l’uso di alcol etilico al 70% in quanto è in grado di sanificare le superfici in un minuto.
Questo è sicuramente un risultato ottimo e molto confortante, ma per quanto tempo la superficie mantiene il suo stato?
In realtà, può venire contaminata da batteri subito dopo il passaggio con l’alcool e proprio per questa ragione tra i principi attivi di ALCOLINA 70 c’è il benzalconio cloruro e tra quelli di ALCOLINA il bifenil-2-olo.
Questi composti creano sulle superfici e sulla pelle una sorta di barriera protettiva che si protrae nel tempo riducendo la vitalità di nuovi microbi che andranno sulle superfici o sulla pelle, subito dopo la loro sanificazione.
La differenza tra igienizzare, sanificare e disinfettare
Scoprite la differenza tra questi tre parole troppo spesse usate erroneamente come sinonimi, l’alternativa è correre il rischio di contagio da COVID-19.